“L’importante
e vasto complesso archeologico situato in proprietà Spigarelli, a Piazza Santa
Teresa, venne alla luce nei primi anni del Novecento quando il proprietario del
terreno mise mano alla costruzione della propria villa il cui impianto fu fatto
coincidere esattamente con quello della villa romana precedente.
Il
Lugli aveva già individuato un nucleo di strutture in opera reticolata databili
all’età repubblicana. A questo nucleo antico dovevano appartenere anche i pochi
resti, quasi tutti ipogei ed ancora visibili sulla facciata settentrionale
dell’attuale villa.
A
questa prima fase repubblicana se ne aggiunge un’altra in età imperiale verso
la metà del I sec. d.C., ben più vasta e fastosa ma che purtroppo non ci
permette lo stesso, almeno per ora, di comprendere appieno la natura delle
strutture. Queste sono generalmente in opera mista, mostrano un andamento
ortogonale NS, EW e si articolano il lunghi corridoi, vani rettangolari e
piccoli ambulacri. Numerosi pavimenti conservano mosaici di tipo geometrico e
sono delimitati da pareti che, almeno nella zoccolatura, mostrano un
rivestimento in cortina marmorea. Non mancano tramezzature che modificano
ulteriormente questo secondo impianto imperiale, con mosaici a grandi tessere
marmoree policrome e muri in opera vittata che denotano interventi di restauro
e ristrutturazioni più tarde.
Un
grande e spesso muraglione in laterizio delimitava nel lato meridionale il
corpo costruttivo centrale del palazzo, mentre un criptoportico seminterrato,
conservato oggi per circa 25 m., costituiva un utile terrazzamento e comodo
collegamento dell’intero edificio con il
giardino sottostante.
Il
criptoportico, ricavato in parte nel banco di macco, su cui poggiano le
fondamenta della villa stessa, conserva ancora parte della volta in opera
cementizia e nel lato meridionale una serie di finestre o feritoie, costruite
per l’areazione dell’ambiente.
Due
grossi archi in laterizio rinforzano la volta con possenti costolature. La
tecnica muraria utilizzata nella costruzione del complesso in età imperiale,
richiama per la maggior parte delle strutture, quella ben nota ad Anzio di età
neroniana mentre gli interventi successivi si possono datare in parte all’età
domizianea e soprattutto all’età di Diocleziano”.
(Pino
Chiarucci – Anzio Archeologica)
foto di M. Ceccarini 2013
Immagini tratte da
MOSAICI ANTICHI IN ITALIA
CNR - Antium
a cura di V.S.M. Scrinari e M.L. Morricone Matini
Istituto Poligrafico dello Stato - Roma
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