giovedì 30 giugno 2022

VILLA SARSINA




Villa Corsini Sarsina viene commissionata nel 1731 dal Cardinale Neri Maria Corsini, nipote del Papa Clemente XII. Neri era stato nominato protettore e Soprintendente Generale del Porto di Anzio. Era amante della pesca E QUINDI SOGGIORNARE AD Anzio era per lui una delizia.

La famiglia Corsini era di origine toscana e aveva un sontuoso palazzo a Firenze. A Roma il Palazzo Corsini è quello che si trova in Via della Lungara a Trastevere, attuale sede della Accademia dei Lincei¹.

L’edificio, nonostante sia stato costruito nel Settecento, si ispira alla architettura rinascimentale della Farnesina di Roma (dei Chigi² e poi dei Farnese), e del Palazzo Farnese di Caprarola, nella Tuscia. Gli interni sono ispirati al Palazzo Corsini di Firenze.

Il Cardinale Corsini si fece costruire questa dimora per soggiornarvi in inverno e primavera. All’interno nel piano nobile troneggia infatti un grande camino. Il Cardinale sfruttò l’economica mano d’opera dei detenuti. Acquistò il terreno dai frati della Chiesa di San Bartolomeo a Nettuno ed in seguito acquistò terreni da adibire a vigneti e campi di grano. Si accedeva al parco della Villa dalla attuale via Flavia, dove si vedono ancora le colonne del portale di entrata. Via Flavia, tra le altre cose, coincide con il cardo romano. All’interno della Villa possiamo ammirare anche una Cappella. Attualmente vi si celebrano i matrimoni civili. Il Cardinale iniziò a soggiornare nella Villa dal 1736, e scriveva al fratello che desiderava stabilirsi in vecchiaia proprio ad Anzio.

La Villa era una struttura polivalente, all’interno della quale c’erano boschi e spazi per agricoltura, pascoli, cave di pietra e materiale da costruzione. Il Cardinale aveva il monopolio dei materiali da costruzione. La Villa fu localizzata davanti ai resti dell’antico porto neroniano, sulla riviera di ponente, sulla altura che molto probabilmente ospitava il tempio della Dea Fortuna.

La Dea Fortuna aveva due aspetti, quella femminile e quella maschile. La femminile era quella della Dea feconda, protettrice delle attività agrarie e marinare e veniva venerata ad Anzio. La maschile, nella sua accezione bellicosa e più legata alla terra, veniva venerata a Palestrina. Anzio e Palestrina erano collegate da un’antica via Sacra, la via Mactorina. Se tracciamo una linea in una cartina del Lazio partendo da Anzio verso Palestrina, questa linea passa per Velletri, dove infatti c’è un punto in cui la Via Mactorina incontra la Via Appia. Essendo i due templi perfettamente allineati, una enorme pira era costantemente accesa sul terrazzamento del tempio di Palestrina e fungeva da faro per Anzio.

Gli architetti della Villa:

Ferdinando Fuga (tra le sue molteplici opere, la facciata di Santa Maria Maggiore a Roma), viene indicato come l’autore dell’opera perché per la famiglia Corsini, a Roma, ha eseguito notevoli opere mentre ricopriva la carica di architetto dei palazzi pontifici. Nonostante questo, sono da citare anche il Galilei e il Michetti.

Alessandro Galilei (FI 1691 – RM 1737) e Nicola Michetti (VE 1675 – RM 1758).

Alessandro Galilei apparteneva alla stessa famiglia di Galileo. Visse a Londra ma fu richiamato in Italia proprio dal Cardinale Corsini nel 1719. Divenne prima architetto di Corte presso i De Medici e poi venne a Roma quando fu eletto Papa Clemente XII Corsini. La prima commissione fu quella della cappella di famiglia in Laterano, molto raffinata per i marmi preziosi e le sculture. Poi la facciata, dove primeggiò su Nicola Salvi, l’autore della Fontana di Trevi. Sua anche la facciata di San Giovanni dei Fiorentini.

Nicola Michetti fu allievo di Carlo Fontana, lavorò per la chiesa dei SS. Apostoli a Roma, per l’altare di Sant’Ignazio, S.Francesco a Ripa, S. Maria in Traspontina. Fu architetto di Corte presso lo Zar Pietro il Grande nell’impero russo. Tornato a Roma, viene eletto architetto della Camera Apostolica e ristruttura Palazzo Colonne.

L’edificio si presenta quindi con linee essenziali nella scansione ritmica delle finestre e nei timpani architravati; l’unico elemento dinamico è il frontone spezzato al centro del piano nobile. Al primo livello una fascia di marcadavanzale ricuce tutti i prospetti. La solidità della struttura conferma il tipo di residenza invernale, con i caratteri di palazzo fortezza. Vaste superfici, rigorosamente scandite dal ritmo delle finestre, compongono l’edificio dove lo scarso aggetto degli elementi plastici conferisce ai prospetti un tono prevalentemente chiaro e luminoso; al contrario, la luce va a perdersi nei vuoti delle aperture. Il prospetto a monte, più articolato, presenta lesene a tutta altezza che ripartiscono il prospetto in due avancorpi raccordati alla base da scale a doppia rampa che moderano l’imponenza dell’edificio mentre creano un’ambientazione scenica dove il corpo centrale, arretrandosi, risolve le ali in quinte architettoniche.

La villa resta proprietà della famiglia Corsini fino al 1820 anno durante il quale Lorenzo Mencacci la rileva. Nel 1874 passa a Pietro Borghese Aldobrandini Principe di Sarsina. Egli affiderà il restauro a Francesco Vespignani come si legge nella iscrizione nel monumentale camino. Molto devoto e amante dell’arte, sostenne anche molte scuole a Roma e fuori Roma. Esortava i genitori a far studiare i propri figli assicurando loro vestiario, vitto e medicinali se necessario. Una strada di Anzio è a lui dedicata.

...continua....

 

 

 

 

 

 

(11 - Lincei: acutezza di sguardo, della vista di coloro che si dedicano alla scienza - da Federico Cesi detto il Linceo, erede del Cardinale Cesi di Villa Adele

(22 - Agostino Chigi, banchiere senese, la fece costruire nei primi anni del 1500


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