Villa
Corsini Sarsina viene commissionata nel 1731 dal Cardinale Neri Maria Corsini,
nipote del Papa Clemente XII. Neri era stato nominato protettore e
Soprintendente Generale del Porto di Anzio. Era amante della pesca E QUINDI
SOGGIORNARE AD Anzio era per lui una delizia.
La
famiglia Corsini era di origine toscana e aveva un sontuoso palazzo a
Firenze. A Roma il Palazzo Corsini è quello che si trova in Via della
Lungara a Trastevere, attuale sede della Accademia dei Lincei¹.
L’edificio,
nonostante sia stato costruito nel Settecento, si ispira alla architettura rinascimentale
della Farnesina di Roma (dei Chigi²
e poi dei Farnese), e del Palazzo Farnese di Caprarola, nella Tuscia. Gli
interni sono ispirati al Palazzo Corsini di Firenze.
Il
Cardinale Corsini si fece costruire questa dimora per soggiornarvi in inverno e
primavera. All’interno nel piano nobile troneggia infatti un grande camino. Il
Cardinale sfruttò l’economica mano d’opera dei detenuti. Acquistò il terreno
dai frati della Chiesa di San Bartolomeo a Nettuno ed in seguito acquistò
terreni da adibire a vigneti e campi di grano. Si accedeva al parco della Villa
dalla attuale via Flavia, dove si vedono ancora le colonne del portale di
entrata. Via Flavia, tra le altre cose, coincide con il cardo romano.
All’interno della Villa possiamo ammirare anche una Cappella. Attualmente vi si
celebrano i matrimoni civili. Il Cardinale iniziò a soggiornare nella Villa dal
1736, e scriveva al fratello che desiderava stabilirsi in vecchiaia proprio ad
Anzio.
La
Villa era una struttura polivalente, all’interno della quale c’erano boschi e
spazi per agricoltura, pascoli, cave di pietra e materiale da costruzione. Il
Cardinale aveva il monopolio dei materiali da costruzione. La Villa fu
localizzata davanti ai resti dell’antico porto neroniano, sulla riviera di
ponente, sulla altura che molto probabilmente ospitava il tempio della Dea
Fortuna.
La Dea Fortuna aveva due aspetti, quella femminile e quella maschile. La femminile era quella della Dea feconda, protettrice delle attività agrarie e marinare e veniva venerata ad Anzio. La maschile, nella sua accezione bellicosa e più legata alla terra, veniva venerata a Palestrina. Anzio e Palestrina erano collegate da un’antica via Sacra, la via Mactorina. Se tracciamo una linea in una cartina del Lazio partendo da Anzio verso Palestrina, questa linea passa per Velletri, dove infatti c’è un punto in cui la Via Mactorina incontra la Via Appia. Essendo i due templi perfettamente allineati, una enorme pira era costantemente accesa sul terrazzamento del tempio di Palestrina e fungeva da faro per Anzio.
Gli
architetti della Villa:
Ferdinando
Fuga (tra le sue molteplici opere, la facciata di Santa Maria Maggiore a Roma),
viene indicato come l’autore dell’opera perché per la famiglia Corsini, a Roma,
ha eseguito notevoli opere mentre ricopriva la carica di architetto dei palazzi
pontifici. Nonostante questo, sono da citare anche il Galilei e il Michetti.
Alessandro
Galilei (FI 1691 – RM 1737) e Nicola Michetti (VE 1675 – RM 1758).
Alessandro
Galilei apparteneva alla stessa famiglia di Galileo. Visse a Londra ma fu
richiamato in Italia proprio dal Cardinale Corsini nel 1719. Divenne prima
architetto di Corte presso i De Medici e poi venne a Roma quando fu eletto Papa
Clemente XII Corsini. La prima commissione fu quella della cappella di famiglia
in Laterano, molto raffinata per i marmi preziosi e le sculture. Poi la
facciata, dove primeggiò su Nicola Salvi, l’autore della Fontana di Trevi. Sua
anche la facciata di San Giovanni dei Fiorentini.
Nicola
Michetti fu allievo di Carlo Fontana, lavorò per la chiesa dei SS. Apostoli a
Roma, per l’altare di Sant’Ignazio, S.Francesco a Ripa, S. Maria in
Traspontina. Fu architetto di Corte presso lo Zar Pietro il Grande nell’impero
russo. Tornato a Roma, viene eletto architetto della Camera Apostolica e
ristruttura Palazzo Colonne.
L’edificio
si presenta quindi con linee essenziali nella scansione ritmica delle finestre
e nei timpani architravati; l’unico elemento dinamico è il frontone spezzato al
centro del piano nobile. Al primo livello una fascia di marcadavanzale ricuce
tutti i prospetti. La solidità della struttura conferma il tipo di residenza
invernale, con i caratteri di palazzo fortezza. Vaste superfici, rigorosamente
scandite dal ritmo delle finestre, compongono l’edificio dove lo scarso aggetto
degli elementi plastici conferisce ai prospetti un tono prevalentemente chiaro
e luminoso; al contrario, la luce va a perdersi nei vuoti delle aperture. Il
prospetto a monte, più articolato, presenta lesene a tutta altezza che
ripartiscono il prospetto in due avancorpi raccordati alla base da scale a
doppia rampa che moderano l’imponenza dell’edificio mentre creano un’ambientazione
scenica dove il corpo centrale, arretrandosi, risolve le ali in quinte
architettoniche.
La
villa resta proprietà della famiglia Corsini fino al 1820 anno durante il quale
Lorenzo Mencacci la rileva. Nel 1874 passa a Pietro Borghese Aldobrandini
Principe di Sarsina. Egli affiderà il restauro a Francesco Vespignani come si
legge nella iscrizione nel monumentale camino. Molto devoto e amante dell’arte,
sostenne anche molte scuole a Roma e fuori Roma. Esortava i genitori a far
studiare i propri figli assicurando loro vestiario, vitto e medicinali se
necessario. Una strada di Anzio è a lui dedicata.
...continua....
(11 - Lincei: acutezza di
sguardo, della vista di coloro che si dedicano alla scienza - da Federico Cesi
detto il Linceo, erede del Cardinale Cesi di Villa Adele
(22 - Agostino Chigi, banchiere
senese, la fece costruire nei primi anni del 1500
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